Nievo: Le confessioni d’un italiano

Ciao ragazzi e ragazze, oggi vi parlo di un libro coinvolgente, manifestazione della nascita del sentimento nazionale e della nuova identità di un popolo.
Spesso definito un romanzo d’appendice e considerato da molti un romanzo di formazione, a mio avviso, è soprattutto un romanzo storico!
I luoghi, gli eventi che caratterizzano la vita di Carlino, il protagonista, sono le tappe del Risorgimento.
Ippolito Nievo si immedesima in Carlino, vive con lui ben ottant’anni, gli anni decisivi per la nascita della Nazione, anche se nella realtà l’autore morirà a soli trent’anni nell’affondamento del piroscafo Ercole.
Nel castello di Fratta, minuscola capitale di un feudo nella Repubblica di Venezia, arriva a portare scompiglio la “tempesta”, la rivoluzione francese, seguita  anni dopo dalla visita di un “generale” che Carlino avrà modo di incontrare a Portogruaro.
Nelle Confessioni esiste un signore, i suoi Bravi, una coppia di sposi promessi, Carletto Altoviti e La Pisana, similitudine perfetta con un “più noto” romanzo, ma non starò qui a raccontare la trama togliendovi il gusto della lettura! 🙂
Attraverso la vita di Carlino assistiamo ad una vera e propria “rivoluzione nazionale”, dove ci viene presentata un’Italia chiusa in se stessa, indifferente, schiava della propria ignoranza e impassibile davanti ai moti del Risorgimento.
Un popolo diviso davanti alle differenze sociali e alla propria arroganza, dove mero scopo era il possesso di beni materiali.
Quanta verità in questo romanzo e quanta attualità! 🙂 Nievo conclude l’opera il 16 agosto 1858! Ma siamo proprio sicuri? 🙂
Attraverso le Confessioni sono elargiti rimedi per risanare la “vecchia frattura italiana”, dall’educazione che diviene punto fermo, perché senza di essa “non può farsi degna stima dell’indipendenza nazional, della libertà e dei diritti cittadini che ne scaturiscono per tutti”, provvedendo “all’alleviamento della miseria e al retto soddisfacimento dei bisogni” e ancora, Nievo sottolinea che occorreva dare al popolo una rappresentanza “Possibile che nessuna legge elettorale si degni di scendere fino a lui?”. 🙂
Sono certa starete sorridendo, un sorriso amaro, davanti alle riflessioni di un uomo dell’800 che non aveva ancora compiuto trent’anni, ma che aveva già scritto un grande romanzo e che era colonnello dell’armata garibaldina.
Questo è, secondo il mio modesto parere, un capolavoro rivolto ai giovani con lo scopo di diffondere buoni principi morali, si intreccia la formazione del buon cittadino con la formazione individuale dell’uomo soggetta ai turbamenti, agli eccessi e alle insicurezze.
Ho voluto parlare di questo romanzo troppo spesso lasciato nell’ombra, che tratta di diversi temi: dall’amore, al patriottismo, all’ispirazione etico-religiosa, soffermandomi su quello che reputo più significativo, il tema storico, che rende quest’opera evocativa, basata sulla salda fede e costante speranza nel riscatto della Patria.
Concludo con un pezzo che fa da copertina all’edizione Bur Rizzoli del 2011: “Io nacqui veneziano ai 18 ottobre del 1775, giorno dell’evangelista san Luca; e morró per la grazia di Dio italiano quando lo vorrà quella Provvidenza che governa misteriosamente il mondo.”
Siamo noi, oggi, così fieri di essere italiani?

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